Prendi i dadi, lanciali in aria e prima che ricadano sul tavolo prova a scommettere su quale sarà il numero che andranno a comporre. Ipotizzare adesso quale sarà il girone del campionato di serie A2 2020-2021 nel quale Forlì e Ravenna saranno inserite, è questo: una scommessa.
Il fine settimana è stato sconvolto dall’esternazione, riportata da Il Resto del Carlino, del presidente della Lnp Pietro Basciano, a detta del quale si sta lavorando per una riformulazione dei due gironi del campionato abbandonando la tradizionale suddivisione Est-Ovest (fondamentalmente già poco rispettata in passato visto che i ripescaggi dell’ultim’ora portarono, ad esempio, Caserta ad Est) e archiviando l’ipotesi di adottare un modello Nba con 4 Conference da 7 squadre l’una. Se questi sono i punti di partenza, quale sarà, dunque, la ratio alla base della formulazione dei due raggruppamenti?
Tirate i dadi… ma soprattutto armatevi di pazienza perché sino al 6 agosto, quando il Consiglio federale ratificherà le ammissioni, non è possibile ragionare su basi concrete. Se, poi, vogliamo essere fini, aspettate anche qualche giorno in più e preparatevi a restare nel dubbio sino a Ferragosto, perché se dovessero rimanere vacanti dei posti, si andrà “alla pesca” di chi, oltre a Cento, vorrà e potrà cimentarsi nella nuova serie A2. E di nomi di papabili non ci azzardiamo a farne, visto che oltre a Rbr Rimini, in questi giorni ne abbiamo sentiti tanti da coprire tutta la penisola (Avellino, Bernareggio, Fabriano, persino Sant’Antimo…). Lasciamo perdere, per ora.
Qualcosa, però, nelle stanze dei bottoni si sta elucubrando in attesa che diminuiscano le variabili dell’equazione-gironi. Al momento, infatti, il nodo-Torino blocca tutto. Stamane è stata presentata la cordata internazionale, legata a coach Ergin Ataman, che entrerà in società affiancando al 50% Stefano Sardara in caso di permanenza in A2, o rilevando il 100% del club se Torino salirà in massima serie. Un posto ci sarebbe, perché Cremona ha appena alzato bandiera bianca (limitandosi a tenere vive le giovanili), ma LBA proseguirà a 15 come recentemente affermato o ridarà una chance ai piemontesi? La palla passa di nuovo a lei, in attesa di capire il destino di Roma che, se mollasse, farebbe scendere a 14 il lotto delle partecipanti alla prossima serie A.
Queste due vicende tengono, per ora, nel congelatore qualsiasi ipotesi di ristrutturazione dei gironi di A2. Un quadro “ballerino” in cui valgono le parole di Lucio Dalla: «Di questo mondo che brucia in fretta quello che ieri era vero, dammi retta, non sarà vero domani». Tutto può cambiare e di fatto cambia, di giorno in giorno. E allora? I gironi?
Prima di tutto bisognerà capire se effettivamente sarà un’A2 a 28 squadre o a 26. Ipotizziamo 28. Le uniche certezze sono la scomparsa di Est-Ovest che, però, non sarà sostituito da un Nord-Sud tout court. Via i punti cardinali, via le suddivisioni per fasce orizzontali e verticali e largo allo spezzatino, alla “macchia di leopardo” cercando di rispettare tre criteri che in un anno così complesso come quello post-Covid, Lega Nazionale Pallacanestro si è data per venire incontro alle esigenze dei club.
I punti fermi sono: il mantenimento della contiguità territoriale, o almeno di quanta più vicinanza geografica possibile tra le squadre di un raggruppamento, la maggiore comodità di spostamento per club e tifosi e la salvaguardia dei derby regionali. Lo rimarca una nota diramata ieri dalla Lega stessa: «Il presidente Pietro Basciano precisa di non aver mai ipotizzato per la prossima stagione una divisione Nord-Sud del campionato di Serie A2. Ipotesi che tra l’altro comporterebbe un aumento generalizzato dei costi. Viceversa, tutte le ipotesi di riformulazione del campionato hanno come obiettivo primario il desiderio di una riduzione dei costi di trasferta a carico dei Club».
Per Forlì e Ravenna cosa si prospetta?
Dipenderà tutto dalla presenza o meno di Torino e da quale società verrebbe ripescata se la Mole tornasse a svettare in A. L’ipotesi peggiore pare però scongiurata. Le due romagnole non saranno divise da Ferrara e Cento finendo catapultate a Sud da sole. Però a giocarsela con le squadre del Mezzogiorno potrebbero andarci lo stesso, con lo spauracchio Napoli e Scafati pronto lì, minaccioso.
Dipingiamo alcuni scenari ipotetici tra le decine ora al vaglio. E mettiamoci dentro Torino.
Le ipotesi 5, 6, 7…10… fatele pure voi. Potete sbizzarrirvi. Tanto finché non si conosceranno le effettive partecipanti, vale tutto. E quindi non vale nulla.
L’estate 2020 del basket italiano è questa. Munitevi di (santa) pazienza e preparatevi a considerare l’imprevedibile la regola. Di sicuro una riforma che soddisfi tutti sarà impossibile. Qualcuno più penalizzato di altri scaturirà giocoforza. E ne risentirà non solo in termini di costi da trasferta, ma anche e forse soprattutto, di minori introiti da botteghino. Perché un conto per Ravenna e Forlì è ospitare Verona e Udine, ben altro discorso sarebbe se al loro posto dovessero esserci le Latina e Stella Azzurra del caso. Nell’anno in cui lo sport ha bisogno di quanti più sostegni possibili (e non ne sono arrivati poi chissà quanti), si faccia di tutto per tendere una mano, specialmente a chi avrà più svantaggi. E qualcuno ci sarà.