FORLI’. Nella vita arriva quasi sempre di sorpresa. E ti spiazza anche se probabilmente già da tempo sognavi l’occasione e ti preparavi ad accoglierla. Già, ma quale occasione? Non puopi saperlo.
Come nella canzone di Niccolò Fabi, “attesa e inaspettata” è stata la chiamata che nei giorni scorsi ha ricevuto Alessandro Tumidei, per tutti “Paxson”. La proposta che ti fa sobbalzare dalla sedia, che ti porta davvero a “farti in tre” e a rinunciare a tante cose per la tua passione, il tuo sogno, il tuo lavoro. Eppure non puoi proprio dirle di no. Devi accettare. E così è stato.
Il 37enne allenatore forlivese che già adesso si divide tra la guida del Gaetano Scirea Bertinoro in serie C Gold e quella dei giovani dell’Under 18 della Pallacanestro 2.015 Forlì, aggiungerà una terza squadra da condurre in palestra e in partita. Una squadra Azzurra come il colore della sua maglia, ma con un tricolore cucito al centro, sul petto. E’ la Nazionale italiana maschile della FSSI, ossia la Federazione Sport Sordi Italia e Alessandro Tumidei ne sarà l’allenatore almeno sino al termine dell’estate che verrà.
Il suo compito? Guidarla ai Campionati Europei che si svolgeranno per la prima volta in Italia. Esattamente a Cagliari, dal 18 al 27 giugno. L’obiettivo? Importantissimo, ma ve lo sveliamo tra poco. Prima ci incuriosisce sapere come è maturata questa opportunità
Alessandro, ricevi nelle mani una Nazionale che l’etate scorsa a Lublino ha disputato i Mondiali sotto la guiida di coach Jacopo Martongelli, e si è classificata decima. Come è giunta la proposta?
«Una proposta da capogiro, vorrai dire. E’ stato davvero imprevisto e improvviso. Mi ha chiamato Tommaso Caroli, stella di questo sport, per tanti anni in Azzurro e da settembre sino al 2021 nuovo Direttore Tecnico della Nazionale Basket Sordi. Lui aveva in mano il mandato di scegliere il nuovo head coach e lo cercava in questo territorio. Non sono stato l’unico ad essere stato contattato, ma quando mi ha parlato io gli ho dato immediata disponibilità. Non potevo non cogliere al volo questa grande occasione, era troppo stimolante».
Immaginiamo, ma ti eri mai approcciato allo sport per persone con deficit, di qualunque natura fosse?
«No, mai. E’ la prima volta in assoluto, ma non mi preoccupo perché è e resta solo pallacanestro. Differenze nel gioco, in quello che faccio abitualmente e nelle persone, non ce ne sono».
Da neofiti ci viene da chiedere come ti è stato suggerito di interagire con i tuoi giocatori.
«Sono sincero, è la prima domanda che io stesso ho fatto. Ho subito domandato come avrei dovuto approcciarmi ai giocatori. La risposta è stata semplice e diretta: allena e basta. Io dovrò solo trasferire ai ragazzi le mie idee di gioco, avrò uno staff tecnico preparato e consolidato da anni di esperienza in questa squadra che mi potrà aiutare in caso di bisogno, gli schemi come sempre si disegnano e poi mi è stato detto che ho un ottimo labiale e, quindi, non ci saranno problemi a leggerlo da parte dei miei giocatori».
Adesso parte la selezione. Hai già visto delle partite?
«Alcuni video come l’Eurocup di Mosca che si è appena disputata ed è stata vinta da Fabriano. Devo dire che mi sono appassionato ancora di più e il livello è davvero alto. Entro fine anno programmiamo tutto il lavoro, poi da gennaio faremo tre raduni e un quarto in Sardegna prima degli Europei».
«Beh, vuoi rovinare la sorpresa… Te lo dico lo stesso. Uno sarà al Nord, uno al Sud e un altro a Forlì. Spero al Pala Galassi, ma è anche l’intenzione dello staff della Nazionale».
Sarebbe bello anche vedere una partita di preparazione della Nazionale a Forlì. Anche perché ai prossimi Europei ci si gioca parecchio, vero?
«Eccome. La concorrenza è fortissima, ma giochiamo in Italia e l’obiettivo è ottenere il migliore risultato possibile perché c’è uno spiraglio per Tokyo».
Ossia? Entra nel dettaglio
«Le prime cinque classificate dell’Europeo, più una sesta successivamente attraverso gli spareggi, si qualificano alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e quella dei Giochi Paralimpici (dal 25 agosto al 6 settembre ndr.) è un’occasione incredibile. Ci pensi vivere un’Olimpiade facendo il lavoro che ami? Non ha pari. Ora, però, penso solo a fare un buon Europeo, perché è indispensabile».
Pronti, si parte allora. Con quale emozione dentro di te?
«Enorme, sono molto felice. Bisogna avere il coraggio di osare e questa era una grande opportunità di crescita. Sono certo che da questa esperienza riceverò di più, umanamente ed emotivamente, di quanto mai potrò essere io a dare».
Enrico Pasini