FORLI’. Sei anni dopo, ma allora era l’alba di un precoce tramonto, oggi se non sarà l’aurora per lo meno attorno alla Pallacanestro 2.015 che torna a suonare al campanello dei play-off non aleggiano corvi o nubi nere. Anzi, Forlì è tornata per dire che è qui che vuole restare. E vuole dirlo anche in una stagione costellata da contraddizioni e polemiche.
Domani dal Pala Sojourner scattano gli ottavi di finale, sarà Rieti-Forlì, una sfida che sa di “antichi sapori” (e basta guardare il video che abbiamo pubblicato e di cui tra poco vi daremo ampiamente conto, per capire perché), ma che mette una di fronte all’altra due percorsi cestistici con molte e tormentate analogie. Le due società – New Project Children abbreviato Npc e Pallacanestro 2.015 – sono la terza reincarnazione del grande basket nelle due città dopo la fine delle parabole più belle e vincenti di Sebastiani e Libertas e l’interregno di NSB e Fulgor Libertas: ben più fortunato il primo, ma entrambi finiti con ben poca gloria tra trasferimento a Napoli e fallimento in corsa e Max Boccio. Ora le due nuove realtà ritrovano i play-off dopo 6 anni i biancorossi e dopo ben 13 gli amaranto celesti. E se la giocano quasi alla pari.
Quasi… perché tra fattore campo a favore (e il Pala Sojourner si fa sentire) e assenza di uno straniero nelle fila forlivesi (mica poco giocare senza guardia Usa nella post season, ancorché Melvin Johnson sia in crisi da inizio 2019), Rieti ha almeno il 60% delle chance di accedere ai Quarti dalla sua. La “Pieffe” deve provare a fare il colpo gobbo esterno in una delle prime due gare per cullare una possibilità concreta, ma comunque ha un obiettivo minimo: portare Rieti alla “bella” e poi chissà.
Sarebbe già una svolta, una nuova pagina di storia del basket cittadino perché le ultime tre esperienze ai play-off in A2 sono volate via senza neppure che ce ne si fosse accorti. E poi, come detto nella premessa, erano altre storie, altre parabole. Decadenti. Tre volte 0-3… Forlì non vince una gara di play-off in serie A2 addirittura dalla famosissima tripla di Niccolai al Flaminio di Rimini…. Molti che seguono la squadra al Pala Galassi oggi, neppure erano nati allora….
Stagione 1997-1998: Gorizia-Libertas 3-0 e tre sconfitte nettissime per la squadra di coach Pillastrini contro una corazzata che aveva gente del calibro di Tonut, Antonello Riva, Mian, Sly Gray e Dexter Cambridge. I biancorossi non vedono gli avversari neppure col binocolo.
Stagione 1998-1999: Don Bosco Livorno-Libertas 3-0. E’ “l’ultima Libertas” con Renato Pasquali in panchina e poche centinaia di tifosi delusi sugli spalti. Ce la si gioca meglio con due sconfitte di 7 a Livorno e una di 4 in casa per Monroe, Mujezinovic e “Sugar” Richardson, ma c’è stanchezza nell’aria e presto diventerà desolazione quando arriverà il regalo del titolo sportivo a Sassari.
Stagione 2012-2013: Brescia-Fulgor Libertas 3-0. Sandro Dell’Agnello fa un miracolo sportivo a condurre una squadra con Roderick, ma che praticamente non riceveva più uno stipendio e che per non collassare aveva già salutato Miro Todic passato in Ucraina, fino al punto di sognare addirittura di fare strada nei play-off. Brescia era stata sconfitta due volte in regular season, ma Forlì arriva sgonfia, aveva già dato tutto e più di quanto potesse. Era con la testa altrove e Giddens, Jenkins, Fernandez, Brkic e Barlos (ve lo ricordate vero? Lui e l’espulsione di Musso in gara-1….) passeggiano letteralmente passando nella terza gara a Forlì per 79-87. Seguirà un’annata da “pane e cicoria”, la retrocessione sul campo, l’ennesimo ripescaggio e il passaggio delle quote a Boccio. Ma le avvisaglie della fine c’erano già tutte in quel “play-off meteora”.
Ora il contesto societario è ben è diverso, ma ora c’è Rieti sulla strada tra Forlì e un quarto con Treviso che simbolicamente significherebbe davvero tanto. Già… Rieti. Pochi se lo ricorderanno, ma dal 2000-2001 al 2003-2004, le due città si sono affrontate più volte in una serie B che, a guardarne le rose adesso, è roba da altissima A2 2019. Nei sabini giocavano Fazzi, Evangelisti, Feliciangeli, Bagnoli e un Riva a fine carriera ma ancora ventelleggiante. Però, appunto, sono ricordi sbiaditi.
In A2, poi, l’ultima volta che ci fu un confronto diretto fu nel 1987-1988. Annus Horribilis per la Rieti sponsorizzata Dentigomma, perché fu l’ultimo della gloriosa Sebastiani in A2. Quella stagione finì in modo drammatico, con il ko al Flaminio di Rimini all’ultimo secondo dell’ultimo turno. Finì con il canestro del sorpasso di Maurizio Ferro che salvò la Biklim e mandò all’inferno una società che solo 8 anni prima aveva alzato al cielo la Coppa Korac. La Sebastiani in A non vi tornò più.
Quel campionato vide la frizzante Jolly di coach Cesare Pancotto (sì, proprio lui, quello del “miracolo Montegranaro” di oggi) andare a espugnare l’allora denominato “Palaloniano” per 87-89 il 7 febbraio 1988. E’ l’ultimo precedente in seconda serie tra le due squadre… Ne segnò 23 “Cecca the power”, 15 ne mise Franco Boselli e c’era l’oggetto di culto Bobby Cattage al posto dell’infortunato Landsberger. C’era (e ne segnò 19) anche Corrado Fumagalli. Quello del video che vedete sopra questo articolo….
Perché ve lo abbiamo mostrato? Perché le immagini si riferiscono al match del girone d’andata, l’ultimo Forlì-Rieti in A2 prima di quello che si giocherà il 3 maggio. Vinse la Jolly 93-88, era il 25 ottobre 1987 e quella partita, per chi ha memoria e “cuore biancorosso”, ha una pagina tutta nel libro di storia della pallacanestro forlivese.
Corrado Fumagalli fece… il “Giachetti del derby con Imola”. Anzi, fece di più. Dapprima perché realizzò un punto in più del suo pari ruolo contemporaneo (36 punti con 7/9 da 2, 6/8 da 3, 7 assist e 40 di valutazione), poi perché fu proprio quella partita alla sesta giornata della prima stagione interamente disputata nel nuovissimo Palafiera a fare scoppiare in città la “Corradinomania”. A fare di uno Speedy Gonzales (allora si usava dire così) arrivato da Cantù, un idolo per un’intera città. Fu da quella partita che nacque il “mito Fumagalli”.
E allora è bello vivere questa serie play-off 2019 anche partendo da questo ricordo. Nell’auspicio che il basket forlivese possa trovarvi nuovi “miti” e possa vivere d’ora in poi nuove stagioni dannatamente intense e belle come quelle che visse dal 1987 in poi.
Enrico Pasini