Enrico Pasini

Il 2019 è finito. Quale bilancio traiamo dai suoi ultimi mesi che, per noi, rappresentano i primi della stagione in corso? Abbiamo voluto stilare pagelle un po’ diverse dal solito. E’ Capodanno e il gioco più comune in questo giorno è il Mercante in Fiera.

E allora sotto coi voti! Non numeri, però, ma carte… Quelle con le quali, tra oggi e comani, voi stessi giocherete e vi divertirete. Come abbiamo fatto noi, accostandole ai protagonisti di questa stagione.

 

RENATO PASQUALI: LA SFINGE

Il suo volto non cambia mai espressione, sia che vinca, sia che perda. Anche le sue dichiarazioni in sede di mercato non mutano mai: riesce sino all’ultimo e a volte oltre l’ultimo, a negare qualsivoglia sondaggio o trattativa.  Ndoja? «Assolutamente non lo stiamo valutando». «Con l’acquisto di Rush il mercato è chiuso»… E poi arriva Petrovic. E adesso dichiara che «La squadra che ha finito il 2019 sarà quella che terminerà la stagione». Inutile chiedergli di Watson, perché sarebbe come guardare negli occhi la Sfinge e sperare che parli. Se lo facesse, sarebbe solo per porre al suo interlocutore un enigma irrisolvibile. L’importante è che la soluzione in testa ce l’abbia lui e che sia davvero la soluzione.

GIDDY POTTS: GIAPPONESINA

Alzi la mano chi pensava che un ragazzo che il suo primo anno dopo il College lo trascorre in Corea del Sud, arriva a Ravenna con il fisico di Doraemon e a dicembre ha già fatto dimenticare Adam Smith. Giddy Potts è questo: si è presentato in punta di piedi, distaccato e silente e ora parla eccome a suon di canestri e personalità. Non avrà certo il fisico esile sul quale un kimono si adatta come un abito sartoriale, ma porta in dote tanta saggezza cestistica che sta facendo la fortuna dei giallorossi.

PIERPAOLO MARINI: IL PAPPAGALLO

In estate non si parla che di lui. Un nuovo ruolo in campo (ma è poi cambiato qualcosa davvero?), una centralità nella nuova Pallacanestro 2.015 che lo rende teorico ago della bilancia e l’idea che questa sia la stagione cruciale anche per il suo futuro ad alto livello. Lo pensiamo ancora, ma allo stato attuale sta ripetendo nel bene e nel male, nei suoi pregi e nei suoi difetti, quanto mostrato la stagione passata. Grandi picchi e momenti di impasse. Sicuramente è mentalmente meno emotivo, all’atto pratico sta ripetendosi. Pensiamo ancora possa cambiare spartito.

TIM BOWERS: IL BERSAGLIERE

Passano gli anni, i 40 si avvicinano, ma guai a togliere dalla mano del Bersagliere Tim Bowers la tromba. Anche in questa stagione se coach Emanuele Di Paolantonio ha necessità di suonare la carica, il primo a correre squillante è il “Professore”. Se dopo un mese iniziale di campionato disastroso, l’Andrea Costa oggi è in piena zona play-off a 2 soli punti di distanza dal quarto posto, è perché lui ha ancora fiato nei polmoni per incoraggiare il proprio esercito.

ANDREA SCANZI E GIORGIO SGOBBA: FUNGHI E CAROTE

Il girone di serie B delle romagnole è quanto di più competitivo e performante si sia visto nell’ultimo decennio e a inizio torneo, per ragioni diverse, Cesena e Faenza ne hanno sofferto l’impatto. Un autunno grigio nel quale è servita tanto la “verdura di stagione” tutta fibra e proteine  portata da Andrea Scanzi e Giorgio Sgobba, il cui ottobre ad altissimo livello ha permesso a Di Lorenzo e Friso di non pagare troppo dazio e attendere con fiducia la naturale maturazione nel terreno del proprio orto.

JACOPO GIACHETTI: IL FARO

Come per Tim Bowers gli anni non pesano. Anzi, come il potere per Giulio Andreotti, gli anni “logorano solo chi non li ha” perché al cospetto di califfi come il livornese, dimostrano come nel basket tutto atletismo di oggi, se non lavori sulla tecnica e non ci metti un pizzico di estro, resto solo un Clone di Star Wars. Giachetti sta vivendo una stagione straordinaria. Da primavera è rifiorito e partendo da sesto uomo è diventato, se possibile, ancora più lucido e decisivo. E’ il faro della Pallacanestro 2.015, ma lo è anche per tutti i giovani marinai del parquet. Guardare quel fascio di luce, please, perché chi vuole mandare in porto una carriera (o una stagione) brillante, deve farsi guidare da essa.

KASPAR TREIER: LA MIETITRICE

Il lavoro paga. Sempre. E se sei giovane, hai talento, ma non ti limiti a farti forza delle tue qualità, bensì lavori sui margini di miglioramento che hai, allora puoi mietere un copioso raccolto. E’ il caso dell’estone di coach Cancellieri che si sapeva avesse un potenziale pazzesco, ma che mese dopo mese è diventato un cardine di Ravenna. Nelle ultime 7 vittorie giallorosse viaggia in doppia cifra con quasi il 63% nel tiro da due, il suo gioco non è più prettamente perimetrale, ma ha imparato a usare la sua forza fisica anche sotto le plance e in avvicinamento al ferro. Se continuerà così, gli si spalancheranno a fine torneo le porte dei migliori salotti della serie A.

MAURICE WATSON JR: IL LATTANTE

Umanamente nel guardare il suo primo piano sullo schermo televisivo mentre a pochi secondi dal gong di Forlì-Orzinuovi si appresta a tirare due liberi determinanti, ci sorge un moto di malinconica tenerezza. Sì, perché è l’immagine della tensione. Quella di un ragazzo che ci tiene da impazzire, ma che proprio non riesce a dare ciò che vorrebbe. Anche ciò che potrebbe? Questo è il punto. Non lo sappiamo. Al suo primo anno nel basket europeo che conta (perché ì’Olanda, perdonateci, non conta) sembra piccolo (e di statura lo è) e impacciato come un bambino. Diventerà uomo a Forlì o, come nel Mercante in Fiera, sarà anche il primo a uscire come di solito succede con la carta del Lattante?

MASSIMO BERNARDI: LA PAGODA

A Rimini hanno tanti monumenti e simboli che non basta una guida turistica per descriverli. A Rimini ora hanno anche la Pagoda: una struttura costruita piano su piano con la voglia di arrivare al cielo partendo dalle fondamenta di un orgoglio riminese di cui tornare ad andare fieri. Un luogo dove un’intera comunità si raduna per celebrare un’identità e invocare un ritorno sui palcoscenici che tutti sanno di meritare. E il vertice di questa pagoda è lui: il coach. Che ha scelto di tornare per la 100ª a Rimini con la missione più gratificante e che, dopo la promozione in B, ora è quarto in classifica in piena serie vincente. Passato, presente, futuro… il simbolo di Rimini è Pagoda del Bernardi. La studieranno i futuri architetti.

CHARLES THOMAS: IL CANE

Raramente abbiamo visto un giocatore di fama e di talento come il suo, giocare in un campionato inferiore al proprio livello tecnico com’è la serie A2 italiana ed essere il contrario del campione tutto estro e bizze che ci si aspetterebbe. No, mai visto un giocatore con le sue doti essere così attento, così disponibile verso la squadra e verso il proprio “padrone-allenatore”, così apparentemente mansueto e un secondo dopo così agonisticamente rabbioso. Perché Charles Thomas è «l’anello di congiunzione che mancava, è fame, voglia, fuoco sacro interiore, desiderio di arrivare impareggiabili»  (cit. Riccardo Sabadini). Thomas è il cane da guardia e d’assalto dell’OraSì.

DAVIDE BRUTTINI: LA CASTELLANA

Estate, fa caldo, sul mercato ancora di più e la Pallacanestro 2.015 annuncia lui. Molti storcono il naso. Non tanto perché non ne riconoscano le qualità, quanto perché temono una squadra con un limite preciso: l’altletismo sotto le plance. Errore, perché se Forlì è la migliore squadra nel tiro da due punti e una delle prime a rimbalzo offensivo è perché in area c’è una Castellana padrona della propria fortezza che conosce tutti i segreti della “corte dei 3 secondi”, che ne padroneggia i rituali, si sa destreggiare in maliziosi sorrisi coi gomiti e il piede perno, conversa dottamente di pick and roll nel suo salotto e fa inchinare a se anche i principi più aitanti del campionato.

MASSIMO FRISO: LO STAMBECCO

Per condurre in vetta a una montagna chiamata “salvezza tranquilla” i Raggisolaris Faenza, serve un Massimo Friso diverso rispetto a quello dello scorso anno. Serve un agile stambecco che conosca le insidie delle montagne e gli spuntoni sicuri sui quali approdare dopo un salto e riprendere slancio verso un altro balzo. Tra giocatori che partono ed altri che arrivano, in una rosa con tanti giovani, tanto potenziale, ma anche tanta inesperienza, bisogna essere sempre scattanti davanti a una nuova sfida quotidiana. Per ora Faenza è fuori dai play-out: già questo è stato un bel salto. Non semplice. Altri ancora attendono il coach.

DAVID BRKIC: IL PAVONE E IL FAGIANO

Quando spalanca la sua coda in serie B abbaglia di meraviglia, ma l’anno scorso non è stato solo apparenza e lustrini. E’ stato clamorosa sostanza che ha permesso ai Tigers di vincere tante, tantissime gare all’ultimo secondo. E quest’anno? Certo, i problemi fisici non lo hanno risparmiato, ma perché David Brkic tiene ancora chiusa la sua coda? Nelle rotazioni dei lunghi Hajrovic sta prendendo quota e lui la sta perdendo. Oggi più che pavone è fagiano. Tornerà a “pavoneggiar mirabilmente” in primavera?

ROBERTO VIANELLO: PARADISEA

Un Natale più bello il presidente del Basket Ravenna non poteva regalarlo a sé e ai tifosi: derby vinto su Forlì, primo posto in classifica a fine 2019 con 7 vittorie in fila e 4 punti di margine sulla seconda e Final Eight di Coppa Italia virtualmente già in tasca. E’ magia. E’ già Paradiso, ma per volare verso quello vero chiamato serie A, Ravenna avrà le ali giuste? E’ la sfida del 2020. Per ora il Mercante in Fiera di fine anno lo ha vinto lui.

Enrico Pasini

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