Passione ed emozione a Las Vegas. Per dire di avere vissuto una straordinaria esperienza di vita, basterebbe sapere di essere decollati dall’Italia con un bagaglio carico di passioni e di avere fatto ritorno a Forlì con una valigia in più, piena zeppa di emozioni ed esperienze, non solo indimenticabili, ma da mettere a frutto nella vita di tutti i giorni. Tornare, insomma, «arricchiti e non per avere vinto al Casinò», come afferma Tobia Collina, il 25enne forlivese che da quell’esperienza, non di svago ma di lavoro, è appena reduce.
Una settimana intera a guardare allenamenti, partite di pallacanestro, a parlare con dirigenti e scout cestistici riuniti da tutto il mondo proprio a Las Vegas per la Summer League: l’appuntamento in cui le scelte del Draft Nba e i migliori prospetti statunitensi e internazionali, preparano la stagione e si mettono in vetrina in cerca di un ingaggio su scala planetaria. Una vera e propria «Expò del basket» come la definisce Collina, sino al 2020 giocatore lui stesso, poi dalla scorsa stagione team manager e responsabile scouting della Pallacanestro 2.015.
DALLA PASSIONE AL LAVORO
Attività, quest’ultima, svolta dietro le quinte, ma ora investita di ufficialità con la “missione Las Vegas” che Fondazione e società sportiva biancorossa, gli hanno assegnato. E’ stata la prima volta per entrambi e per lui ha significato coronare un sogno, destinato, però, a non rimanere quello di una settimana appena. «Lo spero, anche perché mandandomi a Las Vegas la società, che ringrazio di cuore, ha dimostrato di volermi dare la possibilità di crescere professionalmente dandomi la possibilità di prendere contatti, tessere relazioni utili per il futuro, entrare in un’altra dimensione – afferma -. E poi significa iniziare davvero a trasformare una passione in lavoro».
Collina, infatti, a caccia di giocatori stranieri c’è sempre stato, ma come interesse personale. «Sì, dal computer della mia camera mi sono sempre divertito a scandagliare i video dei campionati tirandomi giù nomi di profili interessanti, ma era un divertimento e pian piano sta diventando qualcosa in più anche se le scelte non spettano certo a me. Fare ciò che ho sempre fatto, ma dal vivo a Las Vegas è stato pazzesco, perché lì c’è tutto il mondo e andarci servirebbe anche a chi si occupa di marketing, di comunicazione, perché ogni aspetto dell’organizzazione, ogni parola che ti viene detta, è un insegnamento prezioso».
LA FIERA DEI SOGNI
La Summer League, da dentro, è come ce la si aspetta. Magica. «Io il turista non l’ho fatto, ho vissuto 8 giorni di full immersion nel basket, anche perché faceva un caldo infernale – sorride Collina -. La società mi aveva dato dei contatti con scout italiani che lavorano per Washington, sono arrivato, li ho incontrati e da lì ho iniziato a conoscere operatori di mercato, dirigenti, coach italiani e da tutto il mondo: avevamo dei banchi appositi all’arena di UNLV e al Cox Pavillion dove dalle 13 vedevo 9 partite al giorno e io ero di fianco agli scout del Maccabi Tel Aviv. Le agenzie dei procuratori ogni mattina organizzavano allenamenti speciali dei propri atleti, i “Pro Day”, apposta per noi. Ci andavamo tutti i giorni, per vedere, parlare, poi dalle 13 in poi tante partite e la sera computer e telefono per approfondire, appuntare, chiedere informazioni, comunicare».
Il clima era quello di una vera festa. «Esatto. Oltre alla competitività spinta dei giocatori che interpretano sempre la gara come una sfida uno contro uno, mi han colpito due cose: le squadre sono zeppe di giocatori Nba, G-League, usciti dal College o professionisti di tutti i continenti, ma gli staff sono delle vere carovane. Poi il pubblico, che è entusiasta, vive per lo spettacolo, la giocata e parteggia sempre per chi è in svantaggio».
UN’AGENDA PIENA
Tobia Collina è tornato a Forlì, carico di esperienza, numeri, nomi nella sua agenda. Buoni anche per l’Unieuro? «Quello non credo, almeno non adesso, perché il livello è altissimo, superiore alle possibilità dell’A2 italiana, al massimo per la serie A, vedi Napoli che ha firmato uno straniero dalla Summer League – spiega –. Nomi ne ho scritti tanti, ma ogni profilo, ogni contatto divenuto anche rapporto personale, sogni trucco del mestiere appreso, sarà utile durante la stagione e per il futuro. Sicuramente a me che sono rientrato stanchissimo ma felice come un bambino, ma anche a Renato Pasquali, ad Antimo Martino e alla società nel loro lavoro».
Enrico Pasini