Enrico Pasini

Diciamo subito che quanto è successo quest’estate a Faenza non ce lo saremmo aspettati. I Raggisolaris usciti sconfitti alla “bella” del primo turno play-off che li vedeva opposti a Bernareggio e che sono stati una delle più piacevoli rivelazioni della stagione 2020-2021, sembravano una realtà che avesse bisogno solo di qualche ritocco per potere davvero spiccare quel volo che, forse, solo la fase contraddistinta dal focolaio Covid sviluppatosi internamente al gruppo, aveva impedito potesse portare a qualcosa di più del sesto posto finale.
Appuntamento rimandato, basterà aggiungere qualcosa qua e là, si pensava… E invece ecco la rivoluzione con le sole conferme di coach Alberto Serra, di capitan Marco Petrucci (tra l’altro a lungo in forse) e di Ricky Ballabio promosso a regista titolare. Il resto è tutto nuovo e con il senno del poi è stato in parte inevitabile. In parte, però…

Cerchiamo di spiegare cosa intendiamo dire. Faenza ha visto valutarsi o rivalutarsi alcuni dei suoi elementi che maggiormente si sono messi in vetrina, a partire dal play Rubbini sino al centro Filippini, a Simon Anumba e a Filippo Testa e questo ha portato alcune società a mettere sul piatto proposte più vantaggiose rispetto a quanto i Raggisolaris potessero assicurare in un’estate nella quale, va detto, anche il passaggio in serie A1 del Faenza Basket Project femminile può avere inciso nella definizione del budget.

Certo, alcune partenze sono state dolorose e anche l’impasse non breve sulla conferma di Alberto Serra nelle prime fasi di mercato ha sicuramente influito sulle fuoriuscite di alcuni elementi della rosa. Poi, però, è vero che il “Pomo” è rimasto alla guida dei neroverdi, con pieno merito per quanto messo in mostra sul campo, e che lui stesso ha pensato di cambiare spartito e avviare una missione che definiremmo “confermarsi cambiando strada. Negli interpreti e nell’assetto.

Cosa ne è scaturito? Un gruppo impreziosito dal matrimonio con uno dei giocatori più vincenti nella storia recente della serie B, quel Sebastian Vico che dopo avere fatto l’en plein con Serra nel 2016 a Forlì, ha bissato l’accoppiata Coppa-Campionato anche la scorsa primavera a Piacenza. “Seba” è il gioiello, la ciliegina sulla torta, di un mercato che ha partorito una Faenza in versione grinta, duttilità e possibilmente imprevedibilità. Una squadra senza centri di posizione come lo erano Filippini e Ly-Lee, con più di un jolly capace di coprire almeno due ruoli e con un quintetto base che offre garanzie assolute.
Il nodo è dietro, ossia in una rosa meno lunga di quanto lo sia stata quella dello scorso campionato, ma le potenzialità per guadagnarsi i play-off pur in un girone d’acciaio, ci sono eccome.

E’ il momento, quindi, di andare a scoprire punti di forza, chiavi e incognite della stagione dei manfredi.

IL PUNTO DI FORZA

Sebastian Vico, ovvio. Anche perché se l’obiezione è l’età non più verdissima, la replica è nei risultati della stagione scorsa. L’argentino ha vinto tutto. Cosa chiedere di più?
Per noi, però, ci sono altre qualità da rimarcare, quelle che rendono i Raggisolaris una squadra “da Alberto Serra”. L’imprimatur tutto “difendo duro, mi tuffo per terra, sgomito, sbuffo come una locomotiva a vapore, corro veloce io e faccio correre veloce la palla” lo daranno soprattutto Giovanni Poggi e Giacomo Siberna che per la categoria sono due elementi davvero importanti. Siberna fu determinante nella promozione di Orzinuovi, Poggi ha esperienza da fighter in A2, al piano di sotto può essere un fattore vero.

LA CHIAVE

Quali saranno i vantaggi e quali gli svantaggi dell’assetto leggero? Molte squadre hanno optato per questa soluzione, ma è vero che anche in B i centri potenti non mancano. Faenza va con il dinamismo di Poggi che supera di poco i 2 metri (ma che comunque nelle tonnare d’area sa sguazzare bene) e con due ali forti come Morara e Ugolini che dovranno anche tenere botta giocando da 5. L’ex imolese, soprattutto, lo ha fatto spesso l’anno scorso e con il suo tiro da fuori molto migliorato negli anni, può essere una preziosa arma tattica. Di Ugolini parleremo nel capitolo sottostante.
Se i Raggisolaris, senza più l’ausilio di un super atleta come Anumba, non pagheranno dazio contro squadre più fisiche, la combinazione sarà vincente, altrimenti qualche rischio lo si correrà inevitabilmente.

L’INCOGNITA

Panchina di Faenza: Reale – Ferrari – Siberna – Ugolini – Mazzagatti. E’ evidente che a parte l’ex Orzinuovi si punta tantissimo su due giovani di potenziale, ma che saranno chiamati già non diciamo a “esplodere”, ma a dare un contributo importante. E quindi, ad accelerare il proprio processo di formazione.
Parliamo del sammarinese Ugolini che a nostro avviso è una scommessa molto intrigante e che ha le carte in regola per essere una sorpresa e di Thomas Reale che di minuti ne giocherà e non pochi, ma per il quale saranno anche i primi minuti davvero importanti della sua giovane carriera. Per assicurarsi contro possibili infortuni e per cercare di arrivare ai play-off con chance di guardare un po’ lontano, coach Serra a loro due soprattutto chiederà molto. E loro dovranno essere pronti a darlo.

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