Enrico Pasini

Dopo la grande paura, ecco la “Rifondazione dei piccoli passi”. Come???? Parlare di “rifondazione” nell’estate 2017 in riferimento a una società nata appena due anni fa? Beh, sì, perché no… Non è un vezzo, è una constatazione e, in fin dei conti, una necessità. L’unico dubbio è legato forse a quei “piccoli passi”, non alla ricostruzione in sé. Perché se è vero che per conquistare la salvezza sul campo al penultimo respiro, la società ha dovuto spendere molto più di quanto avesse previsto, la necessità di andarci cauti adesso, rispendendo abbastanza ma non un’enormità nella costruzione della squadra 2017-2018, è accettabile agli occhi dell’esigente tifoseria forlivese se e solo se è un presupposto necessario al fine di alzare presto il tiro delle ambizioni dal campionato 2018-2019. Perché altrimenti cosa conta avere una Fondazione e un marchio come Unieuro che è molto più di un semplice sponsor, se poi le prospettive sono quelle di sopravvivere in A2 come ai tempi della Fulgor Libertas pre-crisi?

Ecco, attorno a questa domanda, che riteniamo lecita, ruota tutta la stagione che sta per iniziare. La stagione della tranquillità, ma anche quella alla quale la società è chiamata a dimostrarsi all’altezza dell’A2 supportando adeguatamente la squadra. La dirigenza lo ha capito, ha fatto le sue scelte in estate a tal fine (leggasi Renato Pasquali general manager con pieni e ampi poteri) alcune anche controverse e ora starà ai prossimi mesi dire se sono state o meno azzeccate.

LE CONFERME

  

Qui, però, parliamo soprattutto di squadra, quella che si fonda sulla conferma in panchina di GIORGIO VALLI, ovvia e meritata al di là del contratto, e di appena 3 giocatori. Uno di questi è anche il nuovo capitano: RICCARDO CASTELLI. Ultimo arrivato nella rivoluzione tecnica d’inizio 2017, ma a nostro modo di vedere anche colui che più di altri ha cambiato il volto a Forlì. L’ex Udine non è un fine dicitore, ma ha quell’agonismo, quella faccia da Higuain urlante quando segna, quella duttilità tattica e quella capacità di essere ovunque e soprattutto dove e quando serve, che ne hanno fatto e ne faranno ancora un cardine del sistema-Valli.

A suo modo lo stesso lo si può dire di DAVIDE BONACINI, confermato a furor di popolo e per la sua stessa soddisfazione e passato dall’essere un “pretoriano di Garelli” al consacrarsi con il successore dell’ex socio-allenatore. Strano il destino, a volte… Bonacini, promosso in quintetto causa infortunio di Reati, ha firmato molte delle vittorie chiave in ottica salvezza, è cresciuto nella qualità delle letture e resta probabilmente, il giocatore con più uno contro uno che Forlì abbia a disposizione quest’anno. Al pari di Naimy, per lo meno. Anche se “retrocede” a sesto uomo, sarà fondamentale nel destino del campionato biancorosso. Terzo e ultimo confermato è IBA KOITE THIAM. Il pivot torna in doppio tesseramento con Lugo. E’ un bene? Non lo sappiamo adesso, lo dirà la stagione. Certo avrà un superlavoro ad attenderlo e questo dovrà farlo crescere. Non in statura, ma in fisicità, in maturità. Qualche minuto in campo lo dovrà dare giocoforza e dopo qualche buon segnale lanciato a inizio primavera, ora è chiamato a salire di livello una volta per tutte.

L’ADDIO

  

Difficile sceglierne uno solo. Al netto che un investimento sul potenziale ancora da sviluppare pienamente di Melvin Johnson chi scrive lo avrebbe fatto (e infatti lo ha fatto Tortona…) ne accomuniamo due per ragioni di ruolo anche se le motivazioni sono differenti. Ci riferiamo a SIMONE PIERICH e a DAVIDE REATI. Entrambe ali, probabilmente ci stava uno solo dei due. La società ha deciso per il… nessuno. Molto dipende da ragioni economiche. Contratti non subito leggeri per entrambi quelli della scorsa stagione (Pierich) e di quella che sarebbe arrivata (Reati) però siamo dell’idea che i guai fisici abbiano fatto sì che né dell’uno né dell’altro abbiamo visto davvero le reali qualità e ciò che avrebbero ancora potuto dare. Il Reati che non la infilava mai da fuori è stata una eccezione tutta forlivese. Avesse potuto (o voluto) rivedere il suo ingaggio, lo avrebbe senz’altro dimostrato tornando ai suoi livelli di sempre. Pierich, invece, non avrà più il passo per stare in difesa al ritmo e in linea con ciò che Valli richiede, ma se il motto di questa stagione è #Gentechenonmollamai, ebbene lui lo incarnava alla perfezione. In spogliatoio la sua assenza si sentirà.

GLI ARRIVI

   

Ormai conosciamo vita, morte e miracoli di ognuno dei nuovi innesti. A parte QUIRINO DEL LAURENTIIS, il centro che da Agrigento è passato a Forlì sostituito in Sicilia guardacaso da Paolo Rotondo… Chi è “Rino”? E’ essenzialmente un lungo di presenza fisica che sa anche allontanarsi dall’area e tenere dietro in virtù di piedi più veloci di quanto si pensi. Ormai l’esperienza in A2 se l’è fatta, ogni anno ha visto salire minutaggio e cifre. Arriva nel pieno della sua maturazione e può ancora colmare qualche margine. Sicuramente si inserisce da protagonista nel quadro “prima la difesa” sul quale Valli edificherà la nuova Forlì. Restando in panchina c’è il nome che non ti aspetti: MATTEO FALLUCCA, ala che ai tempi della Stella Azzurra Roma era una promessa vera (campione d’Europa Under 20 nel 2013…) e che, invece, non ha avuto un percorso in linea con le aspettative. Arriva in Romagna dopo avere cambiato 6 squadre in 5 stagioni e, quindi, arriva per trovare finalmente una sua dimensione. Parte a fari spenti, che a Forlì vuol dire restare al buio tutto l’anno (vedi Eliantonio) o trovare una luce che poi ti illumina d’immenso (chi era Natali prima di Forlì?). Sta a lui. Il suo futuro dipende molto da questa stagione.

Altro nome per la panchina è LUCA CAMPORI, “cervello in fuga di ritorno” e questo è solo un bene per il basket forlivese. Dopo un triennio formativo a Siena, la guardia del 1999 firma un triennale on Forlì e, come Thiam, va in doppio tesseramento a Lugo. Dove giocherà di più e dovrà farsi realmente le ossa per poi essere potenzialmente un giocatore da rotazione la prossima annata. Questa? Non sappiamo. Possiamo solo augurarglielo.

Saliamo al quintetto base dove parleremo di 3 giocatori e non dei 4 che affiancano Castelli. Capirete dopo il perché. Il primo è il nuovo centro, DANE DILIEGRO, che come Ryan Amoroso è italo-americano, ma che ha caratteristiche molto diverse dal suo predecessore. Forlì è la sesta squadra italiana del 29enne che, quindi, conosce il nostro torneo come le proprie tasche. Ha tutto per fare bene e farsi volere bene perché è un lottatore (uno nato a Lexington dove si combattè la prima battaglia della Guerra d’Indipendenza nel 1775 non può non esserlo) è ruvido, rimbalzista, non si fa spostare e, soprattutto, beneficerà assai di Naimy. D’altronde è stato preso per questo, per fare un pick and roll d’alto livello per l’A2. Un anno fa a Verona le sue cifre non erano un granché? Vero… Però la Scaligera aveva 4 lunghi veri (lui, Pini, Brkic e Totè) e non aveva un play perché Dawan Robinson è tutto ma non un illuminato costruttore di gioco. A Forlì Diliegro può tornare quello in “doppia doppia” di media che è stato nel 2015-2016 a Siena.

Valli e Pasquali scelgono ancora la coppia di esterni straniera. Personalmente sono della stessa scuola. Su YUVAL NAIMY poco da dire, è l’Investimento con la “I” maiuscola, l’uomo dei sogni di Forlì, il giocatore attorno al quale ruota tutto. In A2 è illegale sia come regista che come finalizzatore, l’importante è che abbia un cast di supporto davvero all’altezza perché un anno fa a Scafati c’era eccome, eppure… Eppure era un’altra storia. Se si troverà bene anche fuori dal campo può essere un faro sempre acceso nel porto forlivese. Al suo fianco, sempre da Scafati, ecco colui che Forlì voleva già a gennaio: DARRYL JACKSON. Delusi dal suo arrivo? Qualcuno forse sì perché sperava in un colpo di genio, anzi in un Colpo e basta. Però attenzione… Forlì non è più la Libertas che anche nei suoi anni bui pre-scomparsa riusciva ad avere i Malaventura e Bulleri da svezzare, i Monroe, Mujezinovic e Richardson… Era una Forlì con una storia grande e fresca alle spalle. Questa ancora non ce l’ha per il mercato a stelle e strisce. Forlì era la penultima dell’A2, è retrocessa sul campo due volte nel 2012 e 2014, ha fatto un solo play-off ed è pure fallita… Insomma bisogna riguadagnarsi un “nome”. Poi torneranno ance i “nomi”… )In un mercato nel quale andare in Bulgaria, in Romania pur di fare le Coppe attira assai più dell’A2 nostrana, per ora non disprezziamo una scelta razionale calata su un gran tiratore (mai sotto il 40% da tre in Italia) che può anche portare palla e difende discretamente. Ecco, va innescato, non garantisce grande pericolosità in penetrazione. Ma per le ambizioni forlivese è comunque una garanzia sufficiente.

LA CHIAVE

L’ago della bilancia della stagione è l’ala titolare: GIOVANNI SEVERINI, la scommessa dell’estate.

Di lui Nicola Alberani dice che è un ragazzo molto intelligente, uno straordinario difensore anche sugli esterni, un gran lavoratore, un buon tiratore da “piazzato” e un “soldato”. E allora non ci stupiamo sia alla Pallacanestro 2.015 con Giorgio valli. Però… Però è un 1993 che in A2 non ha mai giocato e quindi mai è stato titolare. Un atleta che nelle ultime 3 stagioni in A ad Avellino ha totalizzato 302 minuti. Ripetiamo… in tutto. E’ pronto per essere titolare’ E’ questa la scommessa. Se il fiore sboccia, Forlì svolta davvero. Se il baccello resta chiuso, Forlì dovrà sudare e soffrire.

L’OBIETTIVO

Pesiamo i pro e i contro…

Sul primo piatto mettiamo 3 fattori. Del primo abbiamo parlato, ossia del peso che Yuval Naimy, probabilmente il miglior play dell’A2, avrà sulla squadra. A questo aggiungiamo due altri aspetti a partire dalla forte impronta difensiva che la Pallacanestro 2.015 sembra poter avere. E’ la precondizione di ogni buona annata ed è soprattutto una precisa scelta del “terzo fattore”, ossia GIORGIO VALLI che può lavorare sin dall’inizio su una squadra fatta anche da lui e non ereditata e, quindi, può plasmarla e farla crescere col lavoro. D’altronde lo ha detto lui stesso: «partiamo da un punto, lavoriamo per arrivare tutti a un altro punto più alto». Il potenziale teorico di Forlì può quindi elevarsi in corso d’opera. E quindi possono salire le aspettative di classifica.

Veniamo ai “contro”. Panchina corta l’anno scorso, corta anche quest’anno. Non era il caso di inserire un Under che già in partenza assicurasse qualche minuto nelle rotazioni? Per noi, sì. Era il caso. Escludendo Naimy e Jackson, poi, il livello medio di talento non è elevato. Anzi… In teoria c’è anche poco uno contro uno (Naimy, Bonacini e poco altro) e in assoluto qualche scommessona da vincere (Severini, il rilancio di Fallucca).

Morale? L’anno scorso e due anni fa, Udine e Ravenna arrivarono none con 32 punti. Una soglia che oggi come oggi sarebbe il miglior augurio si possa fare alla Pallacanestro 2.015. Tradotto: i play-off avrebbero quasi del miracoloso, Forlì se la gioca al pari di almeno altre 3-4 squadre nel “calderone” tra il nono (buono) e il 12° (deludente) posto. Scommettessimo diremmo Forlì 10ª a fine stagione. Poco su di lì o poco giù di lì, nulla cambia e per questa stagione il traguardo della tranquillità sarebbe raggiunto. Molto su di lì o molto giù di lì, cambia tutto.

La prossima estate, però, non potrà non essere quella del salto in avanti delle ambizioni.

ENRICO PASINI

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