Enrico Pasini

«Chi ti ha dato la patente? Che ti scoppiasse un dente». Chissà se quando Luca Carboni cantava così ne “La mia città”, qualcuno, ascoltandola, l’avrà invece dedicata malignamente dentro di sè a un ravennate o a un forlivese… Sì, perché ciò che fa sorridere pensando al derby di domani è che le due tifoserie e, in fin dei conti, le due popolazioni, si rinfacciano da sempre l’un l’altra la stessa incancellabile “colpa”.

Per i ravennati è chiaro come il sole: I FORLIVESI AL VOLANTE SONO DEI CANI.

Per ogni forlivese è un’evidenza scientifica: A RAVENNA NON SANNO GUIDARE.

Chi ha ragione? Mah… Proveranno a spiegarcelo due personalità che in campo cestistico sono assolutamente super partes alla fine di questo articolo (quindi… leggetelo…), ma a noi la risposta interessa solo in seconda battuta. Ci preme principalmente capire chi, domani al Pala De Andrè, saprà guidare meglio per raggiungere il traguardo della vittoria. Insomma… Chi si meriterà la Patente del Derby? A chi resterà l’appellativo «non sai guidare»?

Per entrambe la fortuna è che il pilota non è né ravennate né forlivese (in realtà se ci fosse stato qualche romagnolo in più rispetto al solo Luca Campori, forlimpopolese con chance da prefisso telefonico di essere un protagonista del match, lo avremmo assai gradito), ma Antimo Martino e Giorgio Valli sono due conducenti dai percorsi “uguali e contrari” che arrivano alla linea di partenza di questa sfida domandandosi se l’auto che si preparano a guidare avrà ritrovato o consolidato la propria affidabilità. Quella che, comunque, è un’incognita per entrambi.

Martino sino a un mese fa agli occhi dei tifosi era Lewis Hamilton, il talento cristallino nelle cui mani era ben saldo il volante di una Mercedes che, come quella che ha poi vinto il Mondiale, partita lenta era poi diventata un sincronismo perfetto.

Valli, invece, per i forlivesi era Kimi Raikkonen. Quello “lento”, che tanto poi sbaglia sempre qualcosa, che la Pallacanestro 2.015 è una Ferrari e lui non può guidare una Ferrari…

Ecco… Oggi i ruoli non saranno ribaltati, quello no, ma nella dura e spesso schizofrenica legge del risultato, ora è il tecnico di Ravenna che per molti deve dimostrare qualcosa, deve fare capire di avere la squadra in mano e darle un gioco… di squadra. Valli? Sembra di vederlo mentre osserva il collega, sorride sardonico e gli mette una mano sulla spalla: «Caro Antimo, tranquillo, ci sono appena passato anche io, ed è stato anche peggio». Sì, lo è stato. Adesso non si parla più dei suoi cambi, delle zone, di Naimy o chicchessia che tanto “non controlla” e la posizione da cui parte rispetto al collega-rivale è di maggiore serenità, è evidente. Però…. Però a Forlì basta sbagliare una curva e sei di nuovo Raikkonen e lui sa benissimo due cose: prima di tutto che sbagliare il derby è peggio e ti risvegli Nicola Larini, e poi sa che sono troppe le occasioni per il “salto di qualità” fallite sinora e quella di domani sarà una delle ultime

La sua vettura avrà trovato dopo Roseto e Montegranaro l’affidabilità e il passo gara giusti per riuscirci? E la monoposto giallorossa dopo i chilometri di collaudo accumulati per tutta la settimana, sarà tornata quella potente di prima? Non lo sa l’uno, non lo sa l’altro. Questo rende ancora più stuzzicante il derby!

Affidabilità a parte, guidare in un derby come questo non sarà facile. Per guadagnarsi la patente cerchiamo di capire cosa dovranno dimostrare le due formazioni.

RAVENNA:

  • Regia e Ritmo. Molto passa dalle mani, dalle gambe e dalla testa di Jacopo Giachetti. Fondamentale non sia quello dell’andata e dell’ultimo mese. Servono le sue gambe e la capacità mentale di velocizzare, e molto, il gioco. Se riuscirà a tenere i ritmi alti, a guidare transizioni e contropiede con gente rapida al fianco come Rice e lo stesso Grant, Forlì faticherà a reggere il passo.
  • Tiro da fuori. Tante vittorie giallorosse sono passate dalla precisione dal perimetro. Le bocche da fuoco ci sono eccome (Montano, Rice, Masciadri, Giachetti, Raschi…) e spesso i biancorossi saranno a zona per limitare il potenziale dei due Usa in area e in avvicinamento. Ravenna in quei casi deve punire.
  • Panchina. Quella ravennate ha in teoria più risorse ed esperienza, ma produce mediamente meno di quella forlivese. In una gara da dispendio energetico notevole, pescare bene dalle rotazioni sarà basilare.
  • Continuità. Quella che in parte manca dall’inizio. Ravenna ha grandi fiammate, ma anche lunghe pause. Domani non può permettersele nessuno. Tanto meno chi gioca in casa e viene da 3 ko di fila e psicologicamente una perdita di potenza del motore può accusarla eccome.

FORLÌ:

  • Partenze intelligenti. Siamo convinti che molta storia del derby passerà per la Pallacanestro 2.015 dal primo quarto. Tenere il fiato sul collo degli avversari, non permettergli di prendere immediatamente fiducia, può rivelarsi determinante in una fase psicologica di serenità (tua) e dubbi (altrui).
  • Pause. Se ne ha Ravenna, altrettante ne ha avute Forlì. Non c’è gara nella quale i biancorossi non subiscano “parzialoni”. In quei casi se la Piero Manetti dovrà essere capace di approfittarne al massimo e la “Pieffe” di rimettersi in strada quanto prima.
  • Area da contendere. Sia chiaro, contro Grant e Chiumenti non è facile giocare, però se Forlì avrà chance sarà perché Diliegro e l’ottimo De Laurentiis di quest’ultima fase avranno sportellato, massimizzato il pick and roll è aperto il campo per il tiro di Jackson. E poi Castelli può mettere in difficoltà Masciadri e Raschi in avvicinamento. Se in area invece non si passasse, scordarsi la patente.
  • Feeling di coppia. Forlì ha battuto una squadra come Montegranaro con la quale si accoppiava malissimo. Con Ravenna in teoria è diverso, i duelli individuali non sono a prescindere a sfavore, però la staffetta Severini-Jackson su Rice dovrà funzionare a meraviglia, sia chiaro.

E quindi? Chi prenderà la patente? Lo sapremo domani. Manca ancora, però, la risposta più importante… Chi non sa proprio guidare? Il “ramiano” o il “furlis”?

Una soluzione al dilemma storico non c’è. Forse il ravennate non sa guidare perché le rotonde della sua città sono state disegnate da forme di vita aliene…

Lo diceva anche Giacobazzi: «Sul TomTom digiti Ravenna e lui ti risponde “Sei sicuro? Non vuoi andare a Grosseto?”».

E il forlivese? Ce lo spiega Paolo Gambi. È una questione di campagne e di Ravegnana.

«La verità è che tra Ravenna e Forlì c’è una campagna disseminata di paesini: Ghibullo, San Pietro in Vincoli, Coccolia… I vecchietti contadini guidano con il cappello in testa pensando di essere sopra ad un trattore. Il ravennate ha finito nei decenni per identificare questa tipologia di guidatori con “i forlivesi” perché arrivavano tutti dalla Ravegnana. Se fossimo stati capaci di costruire una strada decente tra Ravenna e Forlì oggi quindi non diremmo che i forlivesi non sanno guidare».

Enrico Pasini

Febbraio 17, 2018

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