Un sogno a spicchi che si è riavverato. Un sogno ad occhi aperti per una sessantina di ragazze e ragazzi che da inizio luglio hanno vissuto un’esperienza indimenticabile fatta di pallacanestro, di palestre le cui mura raccontano la storia di questo sport, di gigantesche arene da ammirare spalancando la bocca di meraviglia, di “campetti” dove il gioco diventa sfida, di storia, cultura, bellezze da immortalare in centinaia di foto e selfie, ma anche di tre ingredienti fondamentali in questa avventura: impegno, passione, divertimento.
Il sogno che si è riavverato è quello di Richard Lelli, Simone Pierich e dei giovani che nei mesi scorsi si sono iscritti con fiducia al Basketball Stars Camp “on tour” in Spagna e negli Stati Uniti. Una fiducia nella possibilità di tornare a vivere un’esperienza di vita e sport all’estero dopo le enormi difficoltà e i tantissimi limiti imposti dall’emergenza sanitaria, ben ripagata da quanto è stato possibile fare e vivere in queste settimane. Dopo tre anni e l’ultima esperienza oltre i confini del 2019, Basketball Stars Camp è stato davvero l’esempio concreto di quella normalità che, nonostante la pandemia non sia scomparsa, stiamo riassaporando e rivivendo. E i giovani ne sono stati i primi beneficiari. Giusto così, per loro. Per tutti.
Domani, 3 agosto, si concluderà il camp negli States iniziato il 20 luglio, dopo che all’inizio dello scorso mese, chiusesi le lunghe settimane di lavoro a Roncadello, Richard Lelli ha accompagnato ragazze e ragazzi da tutta la Romagna e da tutta Italia, al camp del Baskonia in Spagna. Lui e Simone, poi, si sono ricongiunti e uniti all’istruttore (e amico) Daniele Blengini, per la partenza verso New York prima e Philadelphia successivamente, assicurando a 32 giovani giocatrici e giocatori dai 13 ai 18 anni, momenti che potevano solo sognare. E, invece, li hanno vissuti eccome. Domani il rientro in Italia. Con gli occhi sicuramente lucidi. Anche quelli di Pierich e Lelli come ci assicura quest’ultimo.
“Devo dire che dopo tre anni dall’ultimo camp all’estero, sono felicissimo perché tutto è andato nel migliore dei modi e anche le esperienze nuove che ci eravamo ripromessi di fare vivere ai ragazzi, le abbiamo realizzate – spiega -. L’entusiasmo è lo stesso dei nostri giovani che ho visto davvero gasati ogni giorno: hanno svaligiato gli NBA store, fatto mille domande anche sulla cultura spagnola e statunitense con una curiosità e una voglia di conoscere impressionanti, hanno tifato come pazzi quando li abbiamo portati ad assistere ad una partita WNBA, coinvolti da un clima che davvero aveva tutti i connotati dell’evento. Situazioni, per noi, inimmaginabili“.
Già, ma Basketball Stars Camp è stato anche grande dedizione, desiderio di imparare cose nuove, di migliorarsi sul campo grazie ai consigli e agli allenamenti condotti dai migliori staff. Quelli delle squadre di Eurolega, come il Baskonia, di College o targati NBA. “Proprio così, l’esperienza al Camp del Baskonia è stata straordinaria per l’incredibile organizzazione. Ci vai per imparare e apprendi davvero. In più sei immerso in una struttura di palestre, foresterie e arene come quella dove gioca la prima squadra di Vitoria, dove tutto è perfetto e studiato con criteri altamente professionali. Con l’organizzazione abbiamo già l’acordo per tornare il prossimo anno, ma faremo anche scambi con l’Italia di allenatori e istruttori spagnoli che verranno da noi per avviare delle collaborazioni“.
Gli Stati Uniti, poi, sono magia allo stato puro e la vacanza di basket ha toccato tra New York e Philadelphia, tutti i luoghi sacri della pallacanestro d’oltreoceano. “Siamo stati a vedere il Madison e il museo al suo interno, i nostri ragazzi hanno visto partite e giocato loro stessi in tutti i playground possibili contro avversari americani di ogni età: Rucker Park, The Cage e tanttissimi altri in scenari davvero incredibili. Hanno capito cos’è realmente il baskt di strada e ne sono rimasti colpiti. Poi a Philadelphia siamo stati a giocare nei campi di Penn State University, abbiamo vissuto la magia di The Palestra dove ci siamo allenati, abbiamo vissuto la practice facility della Drexel University e dei 76ers e in più le ragazze hanno frequentato il Nike Camp e i ragazzi il Junior 76ers Camp assieme ai coetanei e ai coach statunitensi“.
Allenatori che li hanno anche apprezzati come spiega Richard Lelli. “Assolutamente sì, erano contentissimi di loro e dell’atteggiamento che hanno dimostrato. Ne hanno elogiato l’impegno, la preparazione sui fondamentali, l’allenabilità“.
E i camperini italiani come hanno giudicato il basket a stelle e strisce? “Bene, come non potrebbero? – sorride Lelli – ma guardando giocare dal vivo sono rimasti anche spiazzati da qualcosa che in parte già potevano immaginare, ma non sino a quel punto“.
Cosa? “A noi italiani questa pallacanestro con pochissima difesa, fatta tutta di uno contro uno o anche di uno contro cinque, non piace tantissimo. Ci dicevano con sorpresa che non riuscivano a capire come lì non ci si passasse praticamente mai la palla. Per loro è inimmaginabile“.
Adesso si torna a casa, con le valigie piene di gadget, gli occhi pieni di ricordi, gli smartphone traboccanti foto in memoria, ma anche la testa con dentro qualche importante insegnamento in più da mettere a frutto nel percorso che porterà questi giovani ad essere augurabilmente dei giocatori più forti, ma sicuramente delle persone più complete.
Richard e Simone riposeranno un poco, poi il primo a Cuneo, il secondo a Trento con la serie A, ma la loro visione è già proiettata ai camp del 2023. “Certo, a metà ottobre torneremo a organizzare in tutti i dettagli le esperienze da fare in Spagna e negli States. Abbiamo allacciato rapporti che produrranno nuovi progetti e sinergie, come possibili borse di studio per gli Usa e scambi con giocatori statunitensi che potranno lavorare e mettersi in vetrina in Italia, ma quello che più conta è che i ragazzi sono stati contentissimi e le loro famiglie che aggiornavamo costantemente con foto e video, pure. Molte hanno già richiesto la pre-iscrizione per la prossima estate“.
Enrico Pasini