Un percorso lungo 6 anni. Tutti quelli che la Pallacanestro 2.015 Forlì ha vissuto in serie A2 ridando alla città di San Mercuriale non solo un presente dopo i tanti travagli della Fulgor Libertas ma anche e soprattutto, una prospettiva futura.
Di questa parabola, lui, Luca Borra, è stato protagonista. Il solo tra tutti coloro che si sono avvicendati in panchina, sul campo e negli staff del club di viale Corridoni. Sei anni di lavoro, vittorie, amarezze come sempre accade nello sport, situazioni delicatissime da affrontare. E non parliamo solo dei muscoli, della condizione atletica, degli infortuni, piccoli o grandi, dei giocatori biancorossi, ma di tutto quel vortice che ha sconvolto le vite di tutti noi negli ultimi due anni e rotti chiamato Covid.
Ora il preparatore fisico Luca Borra e la Pallacanestro 2.015 separano le loro strade. Il suo futuro è vicino, ma non è più, almeno per ora, al Pala Galassi o alla palestrina che lo fiancheggia, tutti i giorni della settimana. Il suo futuro è il suo passato e il suo presente. E’ Fisiology Center, la “realtà di famiglia” che è già ora un centro di riferimento d’eccellenza per gli sportivi di più alto livello italiani ed europei, ma che vuole ulteriormente svilupparsi e, quindi, ha bisogno di lui a tempo pieno.
Borra lascia, pertanto, il basket di serie A2, ma la sua storia di questi 6 anni e quella che si appresta a scrivere meritano un racconto.
Il suo.
Luca, lasci la Pallacanestro 2.015, ma assolutamente sereno. Di solito i ringraziamenti li si fa alla fine, però forse dopo così tanto tempo, meritano di stare al primo capitolo di questa storia.
“Assolutamente sì. Parto ringraziando innanzi tutto il presidente Giancarlo Nicosanti e tutti i soci, i quali hanno creduto in me e mi hanno permesso di crescere insieme. Poi tutti gli staff, gli allenatori e giocatori che sono passati a Forli in questi anni, ma un ringraziamento speciale va anche ai tifosi che mi hanno sempre sostenuto”.
Sono state 6 stagioni, dicevamo: quali sono stati i momenti più intensi, per te, di questa lunga esperienza? Quali gli episodi, più significativi, le vittorie cui sei più legato?
“Di queste 6 stagioni porto con me molto ricordi, molto amicizie che si sono formate negli anni. Sicurente aver avuto la fortuna di lavorare un anno insieme a mio fratello è stato un bella esperienza sopratutto al primo anno da primo preparatore. In queste stagioni ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare con tanti professionisti che mi hanno sempre seguito e rispettato e di questo sono contento. La vittoria di cui sono più legato è quella con la Fortitudo Bologna, in casa nella stagione 2017/2018. Vittoria di 30 punti… è stato bellissimo vedere il palazzetto pieno in festa a fine partita. Poi non posso non dimenticare la cavalcata l’anno del Covid poi interrotta con la sospensione del campionato: stavamo andando veramente bene mi rimane quel rammarico di non aver potuto finire quella stagione, eravamo veramente in crescita”.
Momenti non semplici ce ne sono stati, però lo hai appena detto: per chi fa il tuo lavoro c’è stata una situazione che probabilmente nessuno avrebbe mai pensato di dover affrontare: le settimane, i mesi dello stop del 2020 quando non si sapeva se si ripartiva o no, quando i giocatori erano a casa e si allenavano comunque e tu predisponevi un percorso per loro. Mi racconti come fu quell’esperienza?
“Un esperienza stranissima non sapere se si ripartiva e se si come… All’inizio ci si allenava a casa in video call, ma dopo settimane sicuramente le motivazioni diminuivano sempre di più non è stato facile, ma come non sono stati facili in generale questi ultimi 2 anni. Per tutti era complicatissimo programmare troppo a lungo termine, perché ogni quarantena ti portava poi a dover rimettere in condizioni i giocatori. Più di una settimana chiuso in casa facendo poco o niente è veramente distruttivo per un atleta”.

Tanti giocatori, tante persone sul tuo cammino: come hai interpretato il tuo ruolo, al di là dell’aspetto professionale? Cosa hai cercato di rappresentare per giocatori e membri dello staff nella vita di tutti i giorni? Con chi, soprattutto, si è stretto un legame speciale?
“Ho sempre dato il massimo per aiutare la squadra e l’allenatore, ho cercato sempre di spronare i giocatori a migliorarsi la dove avevano bisogno di farlo, la cosa bella è che ho sempre mantenuto un buon rapporto con tutti gli atleti e allenatori: ancora oggi molti giocatori vengono ad allenarsi in estate da me al Fisiology o comunque mi chiamano durante l’anno per qualche consiglio e di questo sono contento perché vuol dire che si sono trovati bene a lavorare insieme a me”.
Ora che il tuo rapporto con la Pallacanestro 2.015 si è concluso, a quali nuovi progetti sta già lavorando o lavorerà Luca Borra?
“Da luglio fino a metà settembre saró in tour con il Jova Beach Party. Lorenzo è un vero e proprio atleta e lo seguiamo per tutto il tour. Poi dall’anno nuovo ci sono alcuni progetti che stanno bollendo in pentola ma non posso ancora svelare… Diciamo che di cose da fare ce ne sono e diventava sempre più difficile conciliare i due impegni”.

Forlì e la pallacanestro, però, per te rappresenteranno sempre… cosa?
“Per farti capire dico solo che 31 anni fa con la mia famiglia ci siamo trasferiti a Forlì proprio per la pallacanestro, per cui è uno sport che si vede che doveva essere nel mio destino e di certo è nel mio Dna. Rappresenta lo sport che amo più di tutti”.
Questo, allora, è un arrivederci?
“Sicuramente è un arrivederci al basket, non di certo un addio. (come cantava Umberto Balsamo ndr.). Rimane sempre il mio sport preferito!!”
Enrico Pasini