FORLIMPOPOLI. “Chiedimi se sono felice”. Era il titolo di un film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma può essere anche quello della stagione di Luca Campori, la 22enne guardia forlimpopolese che dopo gli anni da “uomo delle missioni difensive” dell’Unieuro, una volta lasciata la prima squadra della città è entrato in un vortice di situazioni diversissime tra loro, e inizialmente non semplici, dalle quali sta però scaturendo una stagione da assoluto protagonista in serie B. Dapprima a Cassino a 13.5 punti, 8 rimbalzi, 2.5 assist e il 40% da tre punti; poi alla storica Pielle Livorno con 16.5 punti di media, 7 rimbalzi, 2.5 assist e il 42% dall’arco. Insomma, l’etichetta di mastino difensivo se l’è strappata dalla giacca e ce lo conferma lui stesso mentre ci parla facendo ritorno nella sua Forlimpopoli per le feste di Natale.
A chiederti se sei felice la risposta è scontata, allora ti chiedo: perché lo sei?
e questo era fondamentale,«Lo sono e tantissimo, è davvero un bel periodo della mia carriera, sia perché finalmente sto abbastanza bene fisicamente, sia perché sto sentendo tanta fiducia attorno e su di me e se cercavo di dimostrarmi un giocatore a ttto tondo e non solo uno specialista, questa era la condizione basilare».
Quella che comunque Forlì ti ha dato anche in A2, ma con un ruolo diverso, da francabollatore difensivo, appunto. Come hai vissuto la separazione dall’Unieuro?
«Giocare per Forlì è sempre stato un sogno e se fosse stato possibile sarei rimasto volentieri, ma con i nuovi regolamenti sugli Under, io, che sono del 1999, non erientravo più nella categoria e capisco la scelta della società di percorrere altre strade in una prospettiva ambiziosa. Diciamo, però, che con la dirigenza e con coach Sandro Dell’Agnello ci siamo parlati e alcune cose ce le siamo dette».
Parole non d’addio, quindi? Potrebbe essere stato un “arrivederci”?
«La stessa Pallacanestro 2.015 aveva interesse che io facessi un percorso che mi portasse ad assumere più responsabilità in campo, o almeno me l’hanno fatto intendere. So che sono attenti a quanto sto facendo, ne sono davvero contento. Spero lo siano anche loro».

Il tutto dopo un’estate difficile. Campori rischiava di restare senza squadra…
nel frattempo «Vero, per i 1998 e i 1999 è stata dura, io poi ho sbagliato a guardare troppo a lungo alla possibilità di restare in A2 e le squadre cadette erano quasi tutte già completate. Così mi sono allenato con Tortona, che ringrazio per l’opportunità che mi ha concesso, e ho capito tantissimo. Ho davvero toccato con mano cosa serve per diventare un giocatore da serie A. Poi è arrivata la chiamata di Cassino e l’ho presa al volo».
Ed è stato subito exploit. Sorpreso?
«Un po’ sì, lo ammetto, ma oltre a chiedermi di mettere fisico e difesa e di catturare rimbalzi, mi dissero subito di sentirmi libero di prendere responsabilità offensive e che mi avrebbero concesso tutto il tempo che mi serviva per prendere confidenza con questa dimensione. Insomma, ho avuto immediata fiducia e questo mi ha fatto sentire bene».
Dopo sole 6 gare, però, l’idillio è finito, sei passato a Livorno e Cassino c’è rimasta male. Perché?
«In realtà non ho litigato con nessuno, avevo solo preso tempo prima di firmare un triennale che mi era stato proposto dopo appena una settimana dall’esordio. E’ arrivata poi una proposta che ritenevo potesse rappresentare un passo avanti per la mia crescita. Livorno, rispetto a Cassino che è una squadra molto giovane (dove tra l’altro gioca anche il riminese Moffa ndr.) ha gente più esperta che, infatti, mi sta aiutando con consigli preziosi. A 22 anni non volevo sedermi, ho colto l’occasione e spero che Dell’Agnello sia contento».
Perché Dell’Agnello?
«La società toscana gli ha chiesto di me e so che lui ha parlato benissimo del sottoscritto. Poi il coach mi ha telefonato e mi ha detto che andavo nel club dove lui è cresciuto e dove sino all’anno scorso giocava il figlio Tommaso e che, quindi, non dovevo fargli fare brutte figure».
Non lo stai affatto deludendo e non era certo facile mantenere in una squadra già rodata, le stesse cifre di Cassino.
«No, ci ho pensato ed era proprio questa la mia sfida: dimostrare di poterle avere anche a Livorno dove coach Da Prato dimostra anch’egli una grande fiducia in me. All’inizio gli infortuni mi hanno concesso di avere subito tanto spazio e l’ho sfruttato. Ora sta a me difendere il ruolo che mi sono ritagliato».

La tua miglior partita finora?
«Spero la prossima: il 9 gennaio si riparte col derby di Livorno contro la Libertas, sarà un clima fantastico nonostante le restrizioni, e io cercavo proprio questo dopo Forlì. Appena arrivato mi han detto chiaramente che posso anche fare schifo tutto l’anno, ma assolutamente non il giorno del derby».
Che 2022 attende Luca Campori?
«Vorrei i play-off con la Pielle e continuare a giocare, casomai sbagliando, ma con la stessa fiducia che ora mi anima».
Enrico Pasini