Da figlio di due professori qual è il sottoscritto, i voti sono sempre stati di casa, ma sia nei panni di studenti, sia in quelli di figlio, non ho mai realmente capito con quale criterio, anche mio padre e mia madre, segnassero sui fogli protocollo quella nebulosa di numeri che vanno dal 5,5 al 6… Perché è 5,5 o 6 ho sempre pensato e penso tuttora, ma in realtà i “prof” hanno anche misteriosi 5/6… 6–… 6-…
Perché? Cosa significano? Che differenza intercorre tra l’uno e l’altro?
Non l’ho mai realmente compreso, pur domandandolo, sino a oggi quando una frase di mia madre è tornata a galla per calzare alla perfezione sul mercato estivo dell’Andrea Costa Imola. Un 6- o un 6– nel caso di chi il compito non lo aveva svolto a sufficienza era “una carezza in un pugno” per dirla alla Adriano Celentano. O alla mamma di Enrico Pasini…
Ecco: ci sono troppi “però” a condizionare il ragionamento sull’Imola che sta per affrontare la sua seconda stagione consecutiva in serie B dopo il travagliatissimo percorso del campionato chiusosi con la salvezza ai play-out (un bel 3-0 su Ozzano per una serie iniziata con fortissimi rischi) e funestato da abbandoni (Fultz, Gianni Zappi), problemi fisici, Covid, mancati pagamenti a giocatori, tecnici e componenti dello staff, rivoluzioni e controrivoluzioni societarie.
Ripartire e assicurare una presenza anche per il torneo prossimo venturo era un auspicio, ma non una certezza e per mantenere Imola nel novero delle squadre del panorama nazionale, c’è voluto del bello e del buono. E ce ne vorrà ancora per tutti i prossimi mesi che non potranno seguire la falsariga degli scorsi.
Imola c’è ed è già un risultato che meriterebbe un’amplissima sufficienza. Perché non è stato un miracolo (molto del debito di via Valeriani è nei confronti dell’erario, non solo dei tesserati) ma un’impresa ardua di certo. Con i lati oscuri nella gestione dei mesi estivi, oltre a quelli fulgidi, che questo comporta e ha comportato.
Però, poi, ci sono anche gli aspetti che fanno da contraltare e abbassano il voto. Uno su tutti: il mantenere a libro paga (e con oneri tutt’altro che insignificanti) senza transare, coach Paolo Moretti. Certo, era scontato che non sarebbe rimasto, ma il contratto pesa su una società che ha dovuto rastrellare le monete per avere le liberatorie, per rispettare le scadenze, per iscriversi e per fare mercato. Non si poteva proprio fare diversamente? Non c’era una soluzione alternativa che non gravasse così sul bilancio?
La domanda resta aperta.
Sì, perché quella fetta di budget sarebbe stata importantissima per costruire una formazione da affidare proprio all’ex tecnico di Ozzano, Federico Grandi, per dargli almeno la sensazione di una stagione senza particolari affanni. E, invece, Imola dovrà lottare con unghie e denti in ogni sfida settimanale per cercare una salvezza possibile, ma non semplice (visto anche il regolamento del campionato cadetto), in un girone che definire d’acciaio è riduttivo.
Nel raggruppamento di più alto livello della B, l’Andrea Costa ha “competitor” del proprio range e con queste dovrà giocarsela, ma sapendo che dovrà sudare tantissimo e che, quindi, l’aspetto mentale del suo cammino sarà importante tanto quanto quello tecnico. Se non di più, perché con poco budget, la squadra che inizia la sua avventura, ha tanti punti interrogativi, tantissimi giovani, tante scommesse da vincere. Troppe? Lo dirà il campo, non noi.
Ecco, quindi, il perché di quell’apparentemente assurdo 6 —. Sappiamo le difficoltà che hanno segnato questa estate, ma il nodo-Moretti e le incertezze sul peso della rosa ci inducono a non dare una sufficienza piena. Quella, però, è lì davanti, rappresentata da quel 6 all’orizzonte. Cercare di raggiungerlo è nelle corde dell’Andrea Costa.

IL PUNTO DI FORZA
Sicuramente lo sarà la consapevolezza. L’anno scorso non c’era quella di dover soffrire, Imola era una formazione potenzialmente d’alta classifica, fisicamente debordante per la categoria. Poi è successo quel che è successo. Quest’anno ognuno sa di dovere dimostrare qualcosa e di dover andare oltre i propri limiti. E’ un importante assunto di partenza.
A questo aggiungiamo due giocatori che saranno il fulcro, sicuramente offensivo ma anche di carattere, dei biancorossi: Nunzio Corcelli (anema e core della passata edizione) e Tommaso Carnovali che ha esperienza anche a livelli superiori e il giusto dna per una formazione che in lui deve, e può, avere un faro per illuminare il percorso.
LE INCOGNITE
Tante, perché numerose sono le scommesse: dall’ulteriore step di crescita che dovrà fare Luca Fazzi a come sarà il Wiltshire tornato a casa per cercare il salto di qualità, ma sicuramente c’è un nodo più delicato di altri: il settore lunghi.
L’Andrea Costa scommette fortissimo sul rilancio di Alessandro Vigori che è praticamente due stagioni che non gioca tra infortuni e sospensione per Covid (andò a Cesena, una partita e il campionato fu sospeso). Certo, l’anno scorso c’era Quaglia che deluse tantissimo e il paragone nelle aspettative gioca tutto a favore di Vigori, ma nel lungo periodo dovrà essere all’altezza della scommessa che su di lui è stata fatta, anche perché altri centri di ruolo non ci sono e tanto dovrà dare in supporto sotto le plance un ruvido (nel senso positivo) come Kevin Cusenza.
LA CHIAVE
Sono due. Una tecnica e una molto più generale.
La prima riguarda Emanuele Trapani che dopo il lungo periodo ai Tigers Cesena a far coppia con Battisti, ora ha in mano le redini della squadra come play titolare. Play=regista, però… Non puuò più fare l’oincursiore da millanta falli subiti a gara e cambi di ritmo: ora i ritmi li deve dettare lui, deve sapere coinvolgere i compagni, deve gestire quando va gestito e correre quando è necessario farlo. Insomma, è l’anno dell’effettiva maturazione. Non può fallirla né lui né Imola.
Secondo aspetto… Tutto dovrà filare liscio: i rapporti tra squadra e società, il clima nello spogliatoio, la puntualità dei pagamenti, l’assenza di seri problemi fisici. Se dovesse saltare per aria uno di queste tessere, il mosaico non si completerebbe e la stagione rischierebbe di diventare un calvario. In caso contrario, sarebbe un primo passo verso una vera ricostruzione. Questo, infatti, si può definire il reale “Anno Zero” di Imola. Non lo scorso.