Una sera dello scorso autunno vi domandammo «Quale giocatore è stato il vostro primo amore?». I forlivesi risposero in larghissima parte Rod Griffin.
Fu allora che decidemmo di appoggiare una richiesta che ci giungeva da voi appassionati e che chiedeva a noi di farci latori verso la Pallacanestro 2.015 di una proposta: ritiriamo la maglia numero 9 di “Rod Superstar”. Bene, oggi come non mai questa idea mai sopita, diventa una campagna da rilanciare con ancora maggiore convinzione perché Rod Griffin non solo è, per noi, “Patrimonio della Forlivesità”, ma per voi tifosi biancorossi è la Leggenda del Basket Forlivese.
Lo è perché lo avete votato in massa nel contest ideato dalla Lega Nazionale Pallacanestro. Lo è perché, a nostro avviso era giusto lo fosse. E lo è stato.
E quindi torniamo a rivolgerci alla Pallacanestro 2.015 e le diciamo che è ora. Ora di annunciare la volontà di ritirare la maglia numero 9 di Rod Griffin e di issarla al Pala Galassi. Per sempre. Non subito… Quando sarà possibile farlo con Rod al centro della scena (sì… so che per lui è una forzatura, ma accetterà di starci, almeno per una volta) e tutti i tifosi riuniti al palasport per applaudirlo. Non sappiamo quando sarà, ma non appena si potrà, si faccia!
E nell’attesa… lasciamo parlare lui. Sì, proprio Rod Griffin cui chiedere un’intervista è sapere benissimo che, se parlerà, ti farà un favore e tu ne sarai il beneficiato e dovrai ringraziarlo. Perché Rod è snob? No, perché semplicemente è timido, riservato, schivo. Come anche chi lo ha intervistato e che, se si trovasse dall’altra parte, sarebbe timido e schivo esattamente come lui.
Rod, sei stato “La Pantera”, “Rod Superstar”, persino “Sindaco”. Ora sei Leggenda, quella con l’iniziale maiuscola di chi è risultato essere il giocatore tuttora più amato nella storia della pallacanestro biancorossa. Come ci si sente?
«Emozionato. Sarò banale, puoi trovare tu tutti i sinonimi del caso, ma indubbiamente essere scelto come “Leggenda” è un onore straordinario, una gioia immensa: non me l’aspettavo, tanto più in virtù dei grandi campioni che sono transitati da Forlì e qui hanno lasciato un segno. Giocavo in casa, è vero, ma non me l’aspettavo lo stesso».
Hai battuto Niccolai in semifinale e McAdoo in finale. Se fosse stata una sfida vera, questo darebbe ancora maggiore rilevanza al successo.
«Odiavo perdere in campo, quindi a parte la soddisfazione di essere stato inserito in questo contest, devo dire che vincere questi duelli virtuali mi ha fatto piacere, Andrea è un super, ma gli ricordo che ha giocato a Forlì due anni con una promozione, io 7 e di promozioni ne ho fatte 3. Bob? Beh, basterebbe il curriculum che vale molto più del mio e comunque è un amico. Lo conoscevo e ammiravo già dai tempi del College negli Stati Uniti, poi l’ho anche sostituito per infortunio nel 1990 e siamo diventati amici con le nostre rispettive famiglie. Quando ci trovavamo a cena diceva sempre di avvisare mia moglie di preparargli il pollo fritto. Ci sentiamo tuttora quando possibile».
Perché sei rimasto nei cuori dei forlivesi?
«Credo di avere dato sempre tutto per la maglia, senza risparmiarmi mai nonostante qualcuno dicesse che in difesa, invece, lo facevo. A parte questo, perché la gente mi voglia bene non lo so né posso dirlo: sicuramente con me ha visto giocate cui prima non era abituata».
E di questa città cosa ha segnato profondamente il cuore del Rod Griffin atleta e uomo?
«Nel mio cuore, oltre alle vittorie che ricordo una ad una, resta soprattutto il pubblico. L’immagine delle fila per entrare al Villa Romiti, il calore quasi soffocante al suo interno non si possono dimenticare. Indubbiamente. I tifosi forlivesi sanno amarti e farti notare palesemente quando non giochi bene, ma nei miei confronti hanno sempre avuto uno straordinario trasporto e mi hanno sempre riempito d’affetto. E questo lo porti dentro sempre».
E adesso manca solo il suggello della società: il ritiro della maglia numero 9…
«So che mi avevate proposto, non ve l’ho detto perché sono uno che parla poco, ma vi seguo e la cosa mi ha fatto un piacere immenso. Devo dire che se mai venisse deciso così, per me e mia moglie sarebbe un motivo orgoglio incredibile. Non so se lo posso meritare, ma lo accetterei con immensa gioia».
ENRICO PASINI